Patrizio Marozzi - Una storia italiana, pag. 47
È una sperimentazione letteraria
Un storia italiana
Vi sembrerà strano quello che leggete, qui di seguito. In effetti mi è parso tale anche a me. Ma non potrebbe essere altrimenti, dato che oltre che essere daltonico, ho anche problemi di dislessia. Pertanto dato che non per questo sono scemo come potrebbero la maggior parte dei lettori che invece hanno ben compreso quello ch’+ scritto qui sotto. Già perché questa sorta di semiotica dell’immagine adatta a tutti quelli che si sono così bene esposti nella società, ch’è riportata nell’oggetto che incorpora lo scritto, e che è stato spedito a milioni di persone, identifica ciò che è la persuasione e il piacere di avere consenso. E chi al di là di chi non riesce a leggere e percepisce le immagini in modo diverso, non trova facilitato in questo la ricerca del perché, avere consenso. Non so chi sia costui di cui si parla in questo oggetto, di certo, qualcuno che ha conosciuto un sacco di gente, che chi più e chi meno si sono trovati in pieno consenso, con il consenso, che consentiva. E a tal proposito, sembra che la prospettiva diversa sia tutta nell’espressione inserita nella lettera che mi è giunta, per accompagnare tale oggetto, dove vi si legge per me che sono dislessico un intendere in terza persona sovrana: “ Desideriamo far conoscere meglio anche a Lei e ai Suoi amici non solo i progetti che il nostro Presidente intende realizzare per cambiare l’Italia, ma anche gli aspetti meno conosciuti della sua vita, i suoi ideali e i suoi valori…” in una semiologia dell’immagine siffatta, per me risulta oltre modo problematico, capire le vere intenzioni, di tale proclama. E nelle analisi delle conseguenze, non mi rimane chiaro di chi siano le responsabilità di quel che accade. Quindi codesto sconosciuto per me, interpreta il volere di una forza, per me ignota, ma spesso da me non riconosciuta. In questo mio paradosso dovuto alla mia specifica condizione, l’interpretazione del mistero, per mezzo dei segni, siano essi immagini, o immaginari, non è specifico del mio non capire, ma il mio non capire interpreta, che comprende interpreta quel che non vede, ma non invisibile, chiaramente, come ostile, perché spesso nemico stesso della spiegazione, perché nella sua adesione plausibile è perché conveniente, alla spiegazione, anche quando questa è deducibile dalla responsabilità ed elude la chiarezza, come possibilità per rendere necessaria ed indispensabile la menzogna a favore della convenienza all’adesione della scelta più forte, in assenza di regole concordate, e per questo espressioni del volere di chi interpreta la persuasione, come espressione della propria volontà e convenienza, e di ciò che appare ignoto, o senza responsabilità, come contesto conteso di invisibilità della convenienza possibile. I fatti letti nel capitolo successivo questo, appartengono a propositi inesistenti, che io non conosco, come ciò che in essi vi si racconta, che non mi riguardano. Ribadisco che non conosco questa persona né cosa voglia da me, né il modo in cui si propone di ottenere quello di cui parla. So che in questi giorni qualcuno in questo paese di cui racconta questo tizio; vi è qualcuno che esprime tutto se stesso, attraverso le prerogative comuni a chiunque, e chiunque ambisce ad essere in tali prerogative, per la propria convenienza al di là di ciò ch’è comune a tutti. Non so bene dato il mio stato di interpretazione percettiva, se il nome di costui sia lo stesso, di chi mi ha scritto, e se altre persone dal nome diverso sono le stesse che mi hanno scritto. O quali sconosciuti essi siano per me.
Per leggere quel che mi è stato inviato, ho dovuto usare uno scanner che acquisisse le pagine comprensive di fotografie e ne estrapolasse soltanto lo scritto, in una semiotica dell’immagine a me più consona, e interpretabile, di quel che non appare, ma interpretabile nel segno. Non ho letto tutto l’oggetto inviatomi e quello ch’è scritto qui sotto, sono le pagine fin dove ho scannerizzato, prima che non mi fosse più possibile. Ho cambiato alcuni nomi, con dei termini che riescono meglio ha rappresentare, l’immagine astratta ambivalente, dell’espressione in essi contenuti.
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